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  • Il tiranno, la escort e quelli che vanno a Venezia per farsi PUBBLICITA’

    Alla Mostra internazionale dell’arte cinematografica di Venezia accorrono, per pavoneggiarsi, modelle, attrici, attricette, personaggi della cronaca, vip, aspiranti vip, star di ogni ordine e grandezza e persino i politici. Negli Anni 30 sono venuti al Lido non solo la cineasta di Hitler, Leni Riefenstahl, ma anche il suo ministro della Cultura, Joseph Goebbels.
    Anche alla 66a edizione della Mostra sono arrivati illustri e meno illustri, per farsi vedere, intervistare, invitare e, se possibile, glorificare.
    Ecco i più celebri “nomi in grassetto” sbarcati alla darsena dell’Excelsior quest’anno: Patrizia D’Addario, escort, aspirante showgirl e protagonista di recenti storie scabrose; Hugo Chávez, presidente autoritario e dittatoriale del Venezuela; la star planetaria George Clooney e la sua nuova fidanzata (?) Elisabetta Canalis.

    La D’Addario, senza arrossire, si autodefinisce “escort”, trasformazione linguistica della più esplicita “squillo”. Tanto se ne bea che si è esibita in discoteche parigine intonando canzoni dedicate al primo ministro italiano (che ha registrato di nascosto) per poi trasferirsi tempestivamente alla Mostra del Cinema in pieno svolgimento. I fotografi, avvertiti per tempo, si sono presentati allo sbarco a grappoli, con raffica di flash accecanti. La spregiudicata signora, al centro dell’attualissima inchiesta pugliese su sanità e sesso in cambio di pingui contratti per attrezzature mediche, è arrivata con una valigia piena di abiti e una guardarobiera per assisterla nella vestizione nelle sue pose sexy. Inseguita in tutto il mondo dalla stampa, che spera di carpire i suoi segreti d’alcova, è voluta venire dove si trova il più alto concentramento di media a caccia di famosi o discussi (lei, poi, è famosa perché è discussa). Non ha visto un film, ha fatto solo la passerella. Ha dato appuntamento a una tv australiana, al Lido apposta, per ottenere la massima esposizione mediatica e, magari, anche una parte in un film.
    George Clooney ha un film alla Mostra, Men Who Stare at Goats, e anche per un divo come lui Venezia conta. Ancor più se, al braccio, ha Elisabetta Canalis, perché si mormora che l’incallito scapolo non prediliga le ragazze. Presentarsi avvinghiato alla bella italiana rinverdisce la sua fama di sciupafemmine, lancia meglio il film e la conseguente pubblicità rinverdisce l’appannata carriera dell’attrice: tre piccioni con una fava.
    Chávez, il Caudillo venezuelano che ha cambiato la costituzione del suo Paese per restare al potere in eterno, come i suoi cari amici - Fidel e Raúl Castro - vuole rifarsi il “look”. Oliver Stone (Platoon, Wall Street), dopo aver riempito d’incenso Castro in Comandante, ha voluto fare lo stesso per Chávez con South of the Border («Per correggere l’immagine falsa che di lui hanno fabbricato i media occidentali»). Al settimo cielo per il “lifting” propagandistico a costo zero, Chávez, il primo capo di Stato straniero a percorrere il red carpet veneziano, è stato accolto come un divo, osannato dalla folla plaudente: le foto hanno fatto il giro del mondo, una copertura mediatica di valore inestimabile. Il tiranno ha blaterato a lungo frasi autoelogiative, senza che nessuno lo contraddicesse come invece fece il re Juan Carlos di Spagna dicendogli: «Por qué no te callas?», perché non taci?
    La Mostra del Cinema è nata durante il Ventennio: Mussolini disse: «Il cinema è il metodo più forte per la propaganda». La pura verità.

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